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lunedì 23 gennaio 2012

Gandhi - seconda parte

Gandhi entra nel partito del Congresso nazionale indiano con uno scopo preciso: l’indipendenza politica, economica e spirituale.
Come? Attraverso lo Swadeshi: un movimento che significa autosufficienza, raggiungibile attraverso la produzione interna dei prodotti necessari e l’utilizzo dei beni locali.
Promuovendo campagne di non cooperazione con i britannici, Gandhi, diverrà presto presidente.
Nel 1920 gli indù sostengono i musulmani che boicottano i prodotti inglesi, soprattutto nel settore tessile che vedrà la produzione casalinga del khadi: un vestito filato a mano. I benefici da quest’ultima scelta sono sicuramente l’apparente eguaglianza sociale tra ricchi e poveri che vestono lo stesso abito con umiltà spirituale ma soprattutto un’occupazione lavorativa! Scrisse: “Un paese rimane in povertà, materiale e spirituale, se non sviluppa il suo artigianato e le sue industrie e vive una vita da parassita importando manufatti dall’estero”
Per ottenere l’indipendenza contano moltissimo le autorità e Gandhi proporrà anche il boicottaggio di tutte le istituzioni britanniche chiedendo le dimissioni agli Indiani che occupano questi posti! L’entusiasmo aumenta fino al febbraio del 1922 quando dei manifestanti riuniti a Chauri Chaura, nell’India settentrionale, reagiscono dopo le provocazioni della polizia britannica. L’epilogo è sconcertante: 22 poliziotti massacrati ed arsi vivi. Ghandi, deluso, digiuna per qualche giorno, poi è arrestato e al processo per sovversione si dichiara colpevole della massima pena: 6 anni.
Senza Gandhi, il partito si divide in due fazioni e si rompe l’alleanza con i musulmani. Quando nel 1924 verrà liberato, dopo un’operazione di appendicite, si dedicherà a queste riunificazioni intraprendendo battaglie contro l’alcolismo, l’ignoranza, l’intoccabilità e la povertà.
Parlando a proposito delle reazioni alla prima guerra mondiale dirà: “L’ultima guerra è stata una guerra espansionistica, per entrambe le parti. È stata una guerra per spartirsi il bottino dello sfruttamento delle razze più deboli, chiamato eufemisticamente mercato mondiale… Prima che cominci in Europa un disarmo generale, che prima o poi dovrà essere realizzato, se l’Europa non vuole andare incontro al suicidio, qualche nazione deve avere il coraggio di procedere autonomamente al proprio disarmo, accettando i gravi rischi che ciò comporta”
Parole terribilmente attuali.

Gandhi comincia a scrivere la sua autobiografia.
“è il Sermone che mi ha fatto amare Gesù. Leggendo tutta la storia della sua vita in questa luce, mi sembra che il cristianesimo resti ancora da realizzare. Fintanto che non avremo sradicato la violenza dalla nostra civilizzazione, il Cristo non sarà ancora nato. È il Sermone della Montagna che mi ha rivelato il valore della resistenza passiva. Io fui colmo di gioia leggendo: <Amate i vostri nemici, pregate per coloro che vi perseguitano>”

Gandhi possedeva una figura di Gesù con scritto “Egli è la nostra pace”.

“Se dovessi considerare soltanto il Sermone della Montagna e l’interpretazione che io ne do non esiterei ad affermare che sono cristiano. Ma purtroppo bisogna ammettere che molto di quanto viene spacciato per cristianesimo è una negazione del Sermone della Montagna” (da un discorso all’YMCA di Colombo, nell’isola di Ceylon, nel 1927)

Nel dicembre 1928 il partito del congresso chiede al governo britannico se intende concedere il protettorato all’India o se vuole fronteggiare una campagna nonviolenta per l’indipendenza. Il nuovo primo ministro del Regno Unito Ramsay MacDonald non concederà il protettorato e Gandhi il 12 marzo 1930 intraprende la famosa marcia del sale esortando la lotta senza la violenza.

Fu una manifestazione partita da 78 persone contro la tassa sul sale sul quale il governo britannico esercitava assoluto monopolio imperiale e consistette in 380 chilometri percorsi a piedi in 24 giorni, durante i quali diventarono migliaia, nonostante le manganellate subite dalla brutale polizia che imprigionò pure circa 60000 persone, tra cui Gandhi.
Webb Miller, un giornalista dell’agenzia United Press, scrisse: “Da dove mi trovavo udivo il suono tremendo dei randelli sulle teste non protette. La folla dei dimostranti in attesa guardava la scena, gemendo e trattenendo il respiro, sentendo su di sé ogni singolo colpo. Quelli caduti a terra giacevano privi di sensi o si torcevano con il cranio fratturato e le spalle spezzate. Quelli ancora incolumi, senza rompere i ranghi, continuarono silenziosamente ad avanzare finché furono tutti abbattuti. Marciavano compatti, a testa alta, senza l’incoraggiamento della musica e degli applausi e senza alcuna possibilità di potersi sottrarre a gravi ferite e forse alla morte. La polizia arrivava a ondate e metodicamente colpiva una colonna dopo l’altra. Non ci fu battaglia, né lotta, essi avanzavano semplicemente fino a quando cadevano. La polizia cominciò a prendere selvaggiamente a calci gli uomini seduti per terra, colpendoli all’addome e ai testicoli. Alle undici del mattino il caldo era arrivato a 46 gradi e l’assalto si placò”
Lo storico e giornalista William Shirer scrisse. “I dominatori inglesi, imprigionando Gandhi, facevano di lui un martire e rendevano più stabile e duraturo il risentimento di milioni di Indiani di fronte alla prepotenza del dominio straniero”
Nel 1931 Gandhi uscirà di prigione e il governo britannico, rappresentato dal viceré Edward Irwin, vorrà incontrarlo per giungere a determinati accordi che verranno firmati a marzo, a Delhi, attraverso un Patto in cui oltre a rendere legittima la raccolta del sale per uso domestico, renderà liberi i prigionieri politici in cambio della sospensione della disobbedienza e di un invito alla seconda conferenza della Tavola rotonda, a Londra.
In questo viaggio europeo Gandhi verrà tre giorni in Italia verso la fine del 1931, sempre col suo khadi, nonostante il freddo inverno. Sostò due giorni a Roma, incontrò Mussolini, il quale pensava di vedere qualche similitudine tra lo swadeshi indiano e l’autarchia fascista ma sbagliò nel merito: l’India era oppressa, la dittatura italiana opprimeva!
Gandhi scriverà “Alla sua presenza si viene storditi. Io non sono uno che si lascia stordire in quel modo, ma osservai che aveva sistemato le cose attorno a sé in modo che il visitatore fosse facilmente preda del terrore. I muri del corridoio attraverso il quale bisogna passare per raggiungerlo sono stracolmi di vari tipi di spade e altre armi. Anche nella sua stanza, non c’è neppure un quadro o qualcosa del genere sui muri, che sono invece coperti di armi”
Nonostante avesse reso noto alle autorità il desiderio d’incontrare papa Pio XI, il Vaticano comunicò che in quei giorni era impegnato.
“Civiltà Cattolica” nel 1932 fu molto dura in due articoli nei suoi confronti mentre nel 1969 si poté leggere “è strano che, mentre nazioni cristiane ricorrono alla violenza per conseguire i loro scopi, e cercano di giustificare la violenza, abbia dovuto essere un indù, fedele e convinto, a scoprire il legame tra verità e nonviolenza per realizzare il cambiamento sociale”

I paria (gli intoccabili) dovevano rimanere ad una distanza di almeno 19 metri dagli Indiani della casta più alta e ad almeno quattro metri da quelli della casta più bassa. Chi era toccato dalla loro ombra doveva purificarsi con un'abluzione. Gandhi il 20 settembre 1932 cominciò un digiuno "fino alla morte" per il loro riscatto. Accaddero, nei giorni successivi, cose inaudite: i bramini pranzavano pubblicamente con i paria; le donne si lasciavano servire da loro; nei villaggi si consentì anche a loro l'accesso ai pozzi, alle scuole, ai locali pubblici e perfino ai templi. Due anni dopo la vita di Gandhi sarà messa alla prova da tre tentativi d’assassinio.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale Gandhi appoggerà moralmente i britannici ma i membri del partito del congresso, non consultati, si offendono e si dimettono. Dopo aver discusso, Gandhi dichiarerà che l’India, nonostante sia solidale con le vittime dell’aggressione nazista, non potrà partecipare alla guerra finché non si arrivi ad una effettiva democrazia e libertà dagli Inglesi.
Ma il governo britannico non ci pensa a cedere, spingendo Gandhi, nel 1942, a scrivere la risoluzione Quit India invitando ad una totale ribellione nonviolenta.

Centinaia di migliaia (tra cui Gandhi e i dirigenti del partito del congresso) vennero arrestati e migliaia uccisi. Kasturba, moglie di Gandhi, mentre è prigioniera muore dopo una polmonite. Gandhi digiunerà per tre settimane e nel 1944 sarà rilasciato dopo essersi ammalato di malaria.
Alla fine della guerra Clement Attlee succederà a Churchill come Primo Ministro britannico concederà l’indipendenza agli Indiani. Gandhi annuncerà la fine della lotta, cui corrispose la liberazione di una centinaia di migliaia di prigionieri politici.
 Il secondo maggior partito indiano era la Lega musulmana dell’intera India, con Presidente Mohammad Ali Jinnah, un nazionalista islamico a cui Gandhi offrì la carica di Primo Ministro dell’India, purché questa restasse unita. Proposta che venne criticata dal Partito del congresso, alimentando l'idea di una nazione islamica: il Pakistan, che nacque il 14 agosto del 1947. La separazione porterà a tensioni che indurranno a digiunare Gandhi e solo dopo le rassicurazioni dei dirigenti delle comunità di rinunciare alla violenza berrà un succo d’arancia. “Chi non controlla i propri sensi è come chi naviga su un vascello senza timone e che quindi è destinato a infrangersi in mille pezzi non appena incontrerà il primo scoglio”
Il 30 gennaio 1948, a New Delhi, durante una pubblica preghiera ecumenica, venne assassinato con i colpi di una pistola Beretta sparati da Nathuram Godse.




“Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma non ce ne è nessuna per cui sarei disposto ad uccidere”
Le sue ceneri vennero disperse nei grandi fiumi del mondo e il 30 gennaio 2008 (sessantesimo anniversario della sua morte) è stata versata l’unica urna non ancora svuotata.

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