Aldo
Capitini nacque a Perugia il 23 dicembre 1899.
La madre era sarta e il padre
custode del campanile.
Si dedicò dapprima a studi di ragioneria, poi cominciò a
leggere i classici greci e latini approfondendo la propria cultura con autori
come D’Annunzio, Marinetti, Leopardi, Manzoni, Gobetti, Kant, Francesco
d’Assisi, Mazzini, Tolstoj, Gandhi… Per ragioni di salute non partecipò alla
prima guerra mondiale, aderì poi al pensiero nonviolento, cioè all’amore e alla
coerenza di mezzi e di fini, condannando ogni forma di violenza.
Nel 1924 vince una borsa di studio alla Normale Superiore di
Pisa, scuola di cui sei anni più tardi diverrà segretario. È il periodo in cui
s’oppone alla violenza fascista anche tramite delle riunioni serali volte a
diffondere la nonviolenza e la nonmenzogna. Il direttore Giovanni Gentile
chiede a Capitini l’iscrizione al partito fascista e, dopo il suo rifiuto,
decide di licenziarlo.
Eppoi c’è ancora qualcuno che tenta di coniugare la
parola “fascismo” con la parola “libertà”…roba da matti!
Capitini
torna quindi a casa e si mantiene dando lezioni ma non smette la sua battaglia
di opposizione religiosa al fascismo che si innalza dopo il concordato del 1929
in quanto la chiesa cattolica divenne complice del regime legittimandone il
potere e dimenticandone la violenza.
“Se c’è una
cosa che noi dobbiamo al periodo fascista è di aver chiarito per sempre che la
religione è una cosa diversa dall’istituzione”
Nel 1936
conosce Benedetto Croce, il quale pubblicherà dopo qualche mese i suoi scritti
con il titolo “Elementi di un’esperienza religiosa”. Il libro ebbe una grossa
diffusione tra la gioventù dell’epoca e da cui nacque un gruppo col compito di
trasformare le idee contenute in un progetto politico: ecco la nascita del
movimento liberalsocialista nel 1937 (che comprese Bobbio, Ingrao…). Per liberalismo
s’intende il libero sviluppo personale attraverso la ricerca di spiritualità,
per socialismo s’intende l’assistenza fraterna. Si condivideva la critica dei
totalitarismi, il laicismo e la necessaria riforma morale. Nel 1942, durante
una riunione, la polizia fascista interviene e ne rinchiude i dirigenti in
carcere.
Da quest’esperienza, l’anno successivo nasce il Partito d’Azione ma
Capitini non ritenne di iscriversi perché, con parole tremendamente attuali, disse: “il rinnovamento è più che politico, e la crisi odierna è anche crisi
dell’assolutizzazione della politica e dell’economia”.
Nel 1944 tenta quindi un
primo decentramento del potere fondando a Perugia il Centro di Orientamento
Sociale che consisteva in un ambiente dedicato alla libera partecipazione di
cittadini a scopo progettuale: “uno spazio nonviolento, ragionante,
nonmenzognero”. Bello il fatto che a quest’esperimento parteciparono pure
amministratori locali, insieme ai quali si dibatteva della gestione e si
avanzavano proposte.
Nel secondo dopoguerra si ritrasferisce a Pisa per ricoprire
il ruolo di docente universitario di filosofia morale. Nel 1947 fondò il
Movimento di religione organizzando convegni trimestrali che portarono al primo
congresso per la riforma religiosa. Pietro Pinna grazie ad uno di questi incontri svoltosi a Ferrara decise per l’obiezione di coscienza diventando il primo
obiettore del dopoguerra e subendo processi e carcerazioni. Capitini
s’impegnerà quindi a far riconoscere l’obiezione di coscienza.
Nel 1952 fonda a Perugia il Centro di Orientamento Religioso
per favorire la conoscenza di tutte le religioni e stimolare l’impegno. La
chiesa locale ne vieta la partecipazione e più tardi inserirà il suo libro
“Religione Aperta” nell’indice dei libri proibiti.
“Quale tremenda accusa contro la religione, se il potere ha
più paura dei rivoluzionari che dei religiosi”
Capitini arriverà a chiedere al proprio vescovo di non
essere più annoverato nella chiesa visto che, religioso laico, come si
definiva, non ne condivideva i metodi e le idee, anche perché accomunava la
religione alla morale e alla spinta verso il cambiamento.
Organizzò, domenica 24 settembre 1961, la Marcia per la Pace
e la fratellanza dei popoli tra Perugia e Assisi. Qui, con presente Calvino,
venne proposta la bandiera della Pace a simbolo dell’opposizione nonviolenta
alla guerra.
Fonda poi il periodico “Il potere di tutti” dedito a
sviluppare l’omnicrazia: il governo di tutti attraverso la partecipazione
attiva della popolazione alla gestione della cosa pubblica.
Il 19 ottobre 1968, dopo un intervento chirurgico, muore a
Perugia.
Il socialista Pietro Nenni, il 21 ottobre, scrisse nel suo
diario: “è morto il prof. Aldo Capitini. Era una eccezionale figura di
studioso. Fautore della nonviolenza, era disponibile per ogni causa di libertà e
di giustizia… Mi dice Pietro Longo che a Perugia era isolato e considerato
stravagante. C’è sempre una punta di stravaganza ad andare contro corrente, e
Aldo Capitini era andato contro corrente all’epoca del fascismo e nuovamente
nell’epoca post-fascista. Forse troppo per una sola vita umana, ma bello”
È la croce che deve portare ogni profeta quella di sembrare
fuori dal tempo soltanto perché si ha lo sguardo diretti al futuro?
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