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martedì 18 settembre 2012

Cuore



Vent'anni.

Qualcuno diceva che  per fare un uomo ci vogliono vent’anni e quindi mi son chiesto in che ambiente lo è diventato un ragazzo del 1992.
Il 23 maggio di quell’anno ci fu una strage denominata “di Capaci”
Il 19 luglio ce ne fu un’altra e la chiamarono “di via d’Amelio”
Qualcuno, facendo il suo dovere, voleva garantirci il diritto di vivere in un Paese libero dalla malavita. 

Son trascorsi vent’anni, non abbiamo raggiunto ancora l’obiettivo ma io faccio parte di quelli che non smettono di credere che si possano cambiare le cose, faccio parte di coloro che combattono per non piegare la testa di fronte alla prepotenza. Ognuno può far molto, ognuno può scegliere di farlo dal proprio posto: chi dai banchi della scuola, chi dal posto di lavoro, chi facendo dello sport, chi divertendosi, chi relazionandosi, chi assumendosi delle responsabilità.

 Il cuore di Lorenzo Cherubini, pochi giorni dopo la morte di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicilio e Antonio Montinaro, si sfogò così

Migliaia di ragazzi in piazza a Palermo,
un saluto alla bara del giudice Falcone:
hanno bisogno di una risposta,
hanno bisogno di protezione.

I ragazzi son stanchi dei boss al potere;
i ragazzi non possono stare a vedere
la terra sulla quale crescerà il loro frutto bruciato
ed ad ogni loro ideale distrutto.

I ragazzi denunciano chiunque acconsenta
col proprio silenzio un'azione violenta.
I ragazzi son stanchi e sono nervosi,
in nome di Dio, a fanculo i mafiosi.

I ragazzi denunciano chi guida lo Stato
per non essersi mai abbastanza impegnato
a creare una via per chi vuole operare
senza esser costretto per forza a rubare,
per creare una via per gli uomini onesti,
per dare ai bambini valori robusti
che non crollino appena si arriva ai diciotto
accorgendosi che questo mondo è corrotto.

I ragazzi non credono ad una parola
di quello che oggi c'insegna la scuola.
I ragazzi diffidano di ogni proposta,
non stanno cercando nessuna risposta,
ma fatti, giustizia, rigore morale
da parte di chi calza questo stivale.

I ragazzi hanno il tempo che li tiene in ostaggio
ma da oggi han deciso di farsi coraggio
perché non ci sia un'altra strage di maggio,
per uscire ci vuole cultura e coraggio,
cultura di pace, coraggio di guerra,
il coraggio di vivere su questa terra
e di vincere qui questa nostra battaglia,
perché quando nel mondo si parli d'Italia
non si dica soltanto la mafia, i mafiosi,
perché oggi è per questo che siamo famosi
ma l'Italia è anche un'altra,
la gente lo grida:
i ragazzi son pronti per vincere la sfida.”

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