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domenica 23 dicembre 2012

Bettino Craxi - prima parte



Benedetto Craxi è nato a Milano nel 1934 dall’avvocato siciliano Vittorio e dalla casalinga Maria Ferrari.
Il padre, antifascista, era un perseguitato politico che s’era dovuto trasferire a Milano perché non aveva voluto iscriversi al partito nazionale fascista.
Durante la seconda guerra mondiale i genitori decisero di affidare il figlio al collegio cattolico di Corfù. Il padre lo voleva avvocato ma lui in questo periodo pensò di avere la vocazione religiosa (idea che ben presto dimenticherà). A guerra terminata frequenterà il liceo classico a Milano.

Si avvicinò ben presto alla politica: si dice addirittura che quando aveva quattordici anni aiutò il padre socialista nella campagna elettorale..
A sedici anni si iscrive al partito socialista. Ha una profonda ammirazione per Garibaldi e tiene con sé una sua immagine. A diciannove anni entra nella federazione milanese del partito, ne diventa funzionario e viene eletto, ventitreenne, nel comitato centrale. Si iscrive a Giurisprudenza e diventa vicepresidente dell’organo rappresentativo degli studenti italiani. Lascia la facoltà e si iscrive a Scienze politiche a Perugia ma molla pure qui.

Nel 1960 diventa consigliere comunale e poi assessore a Milano.
A 31 anni diventa membro della direzione nazionale del partito e nel 1968 viene eletto in Parlamento. Due anni più tardi diventa vicesegretario nazionale del partito con l’incarico di curare i rapporti internazionali. Stringe legami con Mitterrand, Papandreu, finanziando economicamente il suo partito socialista greco oltre al partito socialista cileno di Salvador Allende. 

Nel frattempo, nel 1976, i voti del PSI scesero sotto il 10% e a luglio venne eletto Craxi (appena diventato capogruppo alla Camera) come segretario al posto di De Martino per una “transizione”. Craxi nominò nuovi giovani collaboratori volendo dare inizio ad un nuovo corso e nel 1978 venne rieletto al congresso.

Elezioni del 1983: circa 11% di voti e Craxi chiede la presidenza del Consiglio. Il primo socialista Presidente è sostenuto anche da DC (33%), PRI (5%), PSDI (4%) e PLI (3) che adottano il preambolo d’intesa che mira ad escludere i comunisti del PCI (30%) dagli incarichi statali.
Questo governo è ricordato per gli Accordi di Villa Madama (abbandono del cattolicesimo come religione di Stato, introduzione dell’8 per mille per le religioni, insegnamento facoltativo della religione a scuola…), il taglio di tre punti all’indennità di contingenza (scala mobile), l’obbligo del registratore di cassa e dello scontrino fiscale, l’inflazione scesa dal 12% al 5% ma debito pubblico venne più che raddoppiato da 400mila miliardi a 1 milione di miliardi di lire, rapporto debito pubblico/PIL che si alza dal 57% (nel 1980, pagavamo il 6% del PIL per gli interessi sul debito) al 69% nel 1983, la spesa primaria passò dal 37% nel 1980 al 41% nel 1983, il “decreto Berlusconi” che tramite il voto di fiducia (!) stabilì la legalità delle trasmissioni del grande amico nonostante le decisioni contrarie dei pretori di Torino, Roma e Pescara!

Tra i politici che sostenette ci fu il segretario del Partito socialista rivoluzionario somalo, nonché dittatore, Muhammad Siad Barre.

Nel 1985, nel PSI, viene definitivamente eliminato il simbolo della falce e del martello sostituendolo con un garofano rosso, a cui più tardi venne aggiunta la scritta “unità socialista”.


Nel 1986 si cominciò a narrare di una sorta di patto con lo scopo di alternare un democristiano a Craxi che, invece, negò pubblicamente quest’accordo e la DC di Ciriaco De Mita, come risposta, fece cadere il governo.

Alle elezioni del 1987 il PSI ottiene il record del 14% di voti. Il governo venne guidato prima da Giovanni Goria e poi da De Mita (che nel novembre ’88 abolì il voto segreto nell’approvazione di leggi di spesa). Nel frattempo Craxi rappresenta i Paesi in via di sviluppo per il segretario dell’ONU Peréz de Cuéllar mentre affianca Pannella nella battaglia sulla responsabilità civile dei giudici e i Verdi riguardo alla chiusura delle centrali nucleari.

Nel congresso che rielegge Craxi come segretario del PSI è chiara l’intenzione di sfiduciare il governo di De Mita che puntualmente si dimette, lasciando la guida ad Andreotti. È questo il periodo (giugno ’91) in cui si svolse il referendum che da tre voleva ridurre ad una sola la preferenza nelle elezioni per la Camera. Craxi lo snobbò invitando ad “andarsene al mare” ottenendo l’effetto opposto visto che lo votò oltre il 60% degli Italiani. Amato diede colpa al diabete mellito che l’anno prima aveva costretto Craxi al ricovero in ospedale…

Il 17 febbraio 1992 Mario Chiesa, Presidente socialista del Pio Albergo Trivulzio, viene colto in flagrante mentre accetta una tangente di 7 milioni di lire per un totale di 14 miliardi! Fu il primo arresto dell’inchiesta di Mani pulite.

All’inizio di marzo Craxi disse al TG3 dell’espulsione di Chiesa dal partito prendendo le distanze da quel “mariuolo” che solo 2 anni prima aveva sostenuto il figlio alle elezioni amministrative, affermando poi l’integra onestà del PSI milanese. Ricordatevi di questo.

Vediamo oggi le conseguenze di questa presunta onestà ripercuotersi su un’economia con un immenso debito pubblico che indirizza le casse statali al pagamento degli interessi del titoli di Stato, invece di finanziare qualche miglioramento.

Dopo un mese di cella Mario Chiesa cominciò a confessare le tangenti. Nelle elezioni del 1992 il PSI comincia a flettere i voti e, qualche giorno dopo, vengono arrestati otto imprenditori. Rotta la diga, è difficile fermare la piena: esplode Tangentopoli.
Per dover di cronaca, Mario Chiesa fece poi parte dell’ufficio di presidenza della Compagnia delle Opere prima di essere arrestato nuovamente nel marzo 2009.

Nonostante “un piccolo calo” Craxi chiede la guida del nuovo governo ma il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro (eletto a maggio) si rifiuta di dare incarichi ai politici che si trovano vicini agli inquisiti. Al suo posto viene nominato Giuliano Amato, socialista anch’egli.
All’inizio del luglio 1992, durante il discorso di fiducia del governo Amato alla Camera, Craxi ammette il sistema delle tangenti, accusa il Parlamento dicendo che “tutti sanno del resto, è che buona parte del finanziamento ai partiti e al sistema politico è irregolare o illegale…tutti lo sapevano, nessuno ne parlava…nessun responsabile politico di organizzazioni importanti potrebbe alzarsi a giurare di non aver mai fatto ricorso a simili finanziamenti”.
Nessuno si alzò a smentire.

Il peggio ha ancora da venire.

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