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lunedì 24 dicembre 2012

Personaggio Ambiente 2012



Qualche giorno fa mi è stato chiesto di scegliere a chi vorrei fosse dato il Premio Ambiente 2012.

Ho voluto qualche spiegazione che ho trovato sull’apposito sito internet.

Innanzitutto:

-qual è il significato? Il Premio è un riconoscimento per il personaggio che s’è dato da fare per la salvaguardia dell’ambiente (cioè anche della salute e di conseguenza della vita stessa) in modo particolare in Italia e nell’arco di quest’anno.

-chi posso suggerire? Esiste un comitato pubblico, composto da persone particolarmente informate sul tema che gratuitamente si impegnano a selezionare i candidati al premio tramite opportuni criteri. Un segretario è incaricato di controllare il tutto.

-cosa si vince? Domanda scontata, non la sua risposta. Infatti il premio è un sostanziale riconoscimento dell’attività svolta. Non ci sono soldi in palio. Questo dettaglio mi ha convinto a partecipare.

-come si partecipa? Semplicemente collegandosi al sito internet prima indicato e scegliendo liberamente il candidato preferito dopo essersi registrati (per evitare di poter esprimere più preferenze, credo)



Dopo aver attentamente analizzato la lista ho deciso di esprimere il mio parere verso Andrea Boraschi perché secondo me è colui che incarna di più le finalità del premio in questo 2012.

Chi è Andrea Boraschi?

Dirige l’associazione A Buon Diritto e da due anni è impegnato con Greenpeace e ne è diventato responsabile del settore energetico in Italia.

Nel corso del 2012 ha reso note le conseguenze economiche e sanitarie dell’uso del carbone di Enel: più di 360 morti italiane premature (1100 in Europa), danni per l’economia italiana per 1, 8 miliardi di € (4,3 miliardi di € in Europa). Ce ne rendiamo conto??

Enel, a luglio, ha portato Greenpeace in tribunale e quest’ultima ha vinto la causa perché il giudice ha riconosciuto “conformi a verità” i dati sopra riportati.

Solo brutte notizie?

No. Il Personaggio nell’anno 2011 è stato Domenico Finiguerra: un sindaco! Una speranza viva che dimostra la possibile e concreta esistenza di una buona Politica.

Inoltre, in questa fantastica competizione (dove a vincere sono le buone idee e le buone pratiche), lo scorso anno s’è classificato al quarto posto il mio amico Padre Alex Zanotelli!

domenica 23 dicembre 2012

Bettino Craxi - prima parte



Benedetto Craxi è nato a Milano nel 1934 dall’avvocato siciliano Vittorio e dalla casalinga Maria Ferrari.
Il padre, antifascista, era un perseguitato politico che s’era dovuto trasferire a Milano perché non aveva voluto iscriversi al partito nazionale fascista.
Durante la seconda guerra mondiale i genitori decisero di affidare il figlio al collegio cattolico di Corfù. Il padre lo voleva avvocato ma lui in questo periodo pensò di avere la vocazione religiosa (idea che ben presto dimenticherà). A guerra terminata frequenterà il liceo classico a Milano.

Si avvicinò ben presto alla politica: si dice addirittura che quando aveva quattordici anni aiutò il padre socialista nella campagna elettorale..
A sedici anni si iscrive al partito socialista. Ha una profonda ammirazione per Garibaldi e tiene con sé una sua immagine. A diciannove anni entra nella federazione milanese del partito, ne diventa funzionario e viene eletto, ventitreenne, nel comitato centrale. Si iscrive a Giurisprudenza e diventa vicepresidente dell’organo rappresentativo degli studenti italiani. Lascia la facoltà e si iscrive a Scienze politiche a Perugia ma molla pure qui.

Nel 1960 diventa consigliere comunale e poi assessore a Milano.
A 31 anni diventa membro della direzione nazionale del partito e nel 1968 viene eletto in Parlamento. Due anni più tardi diventa vicesegretario nazionale del partito con l’incarico di curare i rapporti internazionali. Stringe legami con Mitterrand, Papandreu, finanziando economicamente il suo partito socialista greco oltre al partito socialista cileno di Salvador Allende. 

Nel frattempo, nel 1976, i voti del PSI scesero sotto il 10% e a luglio venne eletto Craxi (appena diventato capogruppo alla Camera) come segretario al posto di De Martino per una “transizione”. Craxi nominò nuovi giovani collaboratori volendo dare inizio ad un nuovo corso e nel 1978 venne rieletto al congresso.

Elezioni del 1983: circa 11% di voti e Craxi chiede la presidenza del Consiglio. Il primo socialista Presidente è sostenuto anche da DC (33%), PRI (5%), PSDI (4%) e PLI (3) che adottano il preambolo d’intesa che mira ad escludere i comunisti del PCI (30%) dagli incarichi statali.
Questo governo è ricordato per gli Accordi di Villa Madama (abbandono del cattolicesimo come religione di Stato, introduzione dell’8 per mille per le religioni, insegnamento facoltativo della religione a scuola…), il taglio di tre punti all’indennità di contingenza (scala mobile), l’obbligo del registratore di cassa e dello scontrino fiscale, l’inflazione scesa dal 12% al 5% ma debito pubblico venne più che raddoppiato da 400mila miliardi a 1 milione di miliardi di lire, rapporto debito pubblico/PIL che si alza dal 57% (nel 1980, pagavamo il 6% del PIL per gli interessi sul debito) al 69% nel 1983, la spesa primaria passò dal 37% nel 1980 al 41% nel 1983, il “decreto Berlusconi” che tramite il voto di fiducia (!) stabilì la legalità delle trasmissioni del grande amico nonostante le decisioni contrarie dei pretori di Torino, Roma e Pescara!

Tra i politici che sostenette ci fu il segretario del Partito socialista rivoluzionario somalo, nonché dittatore, Muhammad Siad Barre.

Nel 1985, nel PSI, viene definitivamente eliminato il simbolo della falce e del martello sostituendolo con un garofano rosso, a cui più tardi venne aggiunta la scritta “unità socialista”.


Nel 1986 si cominciò a narrare di una sorta di patto con lo scopo di alternare un democristiano a Craxi che, invece, negò pubblicamente quest’accordo e la DC di Ciriaco De Mita, come risposta, fece cadere il governo.

Alle elezioni del 1987 il PSI ottiene il record del 14% di voti. Il governo venne guidato prima da Giovanni Goria e poi da De Mita (che nel novembre ’88 abolì il voto segreto nell’approvazione di leggi di spesa). Nel frattempo Craxi rappresenta i Paesi in via di sviluppo per il segretario dell’ONU Peréz de Cuéllar mentre affianca Pannella nella battaglia sulla responsabilità civile dei giudici e i Verdi riguardo alla chiusura delle centrali nucleari.

Nel congresso che rielegge Craxi come segretario del PSI è chiara l’intenzione di sfiduciare il governo di De Mita che puntualmente si dimette, lasciando la guida ad Andreotti. È questo il periodo (giugno ’91) in cui si svolse il referendum che da tre voleva ridurre ad una sola la preferenza nelle elezioni per la Camera. Craxi lo snobbò invitando ad “andarsene al mare” ottenendo l’effetto opposto visto che lo votò oltre il 60% degli Italiani. Amato diede colpa al diabete mellito che l’anno prima aveva costretto Craxi al ricovero in ospedale…

Il 17 febbraio 1992 Mario Chiesa, Presidente socialista del Pio Albergo Trivulzio, viene colto in flagrante mentre accetta una tangente di 7 milioni di lire per un totale di 14 miliardi! Fu il primo arresto dell’inchiesta di Mani pulite.

All’inizio di marzo Craxi disse al TG3 dell’espulsione di Chiesa dal partito prendendo le distanze da quel “mariuolo” che solo 2 anni prima aveva sostenuto il figlio alle elezioni amministrative, affermando poi l’integra onestà del PSI milanese. Ricordatevi di questo.

Vediamo oggi le conseguenze di questa presunta onestà ripercuotersi su un’economia con un immenso debito pubblico che indirizza le casse statali al pagamento degli interessi del titoli di Stato, invece di finanziare qualche miglioramento.

Dopo un mese di cella Mario Chiesa cominciò a confessare le tangenti. Nelle elezioni del 1992 il PSI comincia a flettere i voti e, qualche giorno dopo, vengono arrestati otto imprenditori. Rotta la diga, è difficile fermare la piena: esplode Tangentopoli.
Per dover di cronaca, Mario Chiesa fece poi parte dell’ufficio di presidenza della Compagnia delle Opere prima di essere arrestato nuovamente nel marzo 2009.

Nonostante “un piccolo calo” Craxi chiede la guida del nuovo governo ma il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro (eletto a maggio) si rifiuta di dare incarichi ai politici che si trovano vicini agli inquisiti. Al suo posto viene nominato Giuliano Amato, socialista anch’egli.
All’inizio del luglio 1992, durante il discorso di fiducia del governo Amato alla Camera, Craxi ammette il sistema delle tangenti, accusa il Parlamento dicendo che “tutti sanno del resto, è che buona parte del finanziamento ai partiti e al sistema politico è irregolare o illegale…tutti lo sapevano, nessuno ne parlava…nessun responsabile politico di organizzazioni importanti potrebbe alzarsi a giurare di non aver mai fatto ricorso a simili finanziamenti”.
Nessuno si alzò a smentire.

Il peggio ha ancora da venire.

mercoledì 12 dicembre 2012

Buonanotte Lombardia



Il 12 marzo partecipai ad un incontro che titolava “Futuro della sinistra in Italia?”
Vi partecipai perché i relatori erano Giulio Cavalli, Pippo Civati e Gabriele Sola: tre consiglieri della regione Lombardia (rispettivamente Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e Italia Dei Valori). La Regione già allora (era solo marzo) non la vedevo ben amministrata ed ero interessato ad ascoltare questi componenti di una possibile alternativa.

Giulio Cavalli parlò di recupero di credibilità attraverso un modello alternativo per esempio indicando che l’obiettivo della sanità non dev’essere il profitto ma la guarigione. Parlò del finanziamento ai partiti, del referendum che non è stato rispettato e citò la “uguaglianza” che ci deve essere tra chi amministra e chi è amministrato. Parlò delle minacce anonime che riceve e quelle invece note nel lodigiano, arrabbiandosi quando vengono definiti “tutti uguali”. Ricordò infine le battaglie di Pio La Torre.

Pippo Civati disse che ci sarebbe parecchio da fare nel mercato d’ingresso del lavoro citando proposte di Tito Boeri e Pietro Garibaldi. Aggiunse che l’articolo 18 non sarebbe stato da toccare e che riguardo al progetto cambiato del TAV il PD è favorevole mentre lui è favorevole alle ferrovie ma scettico sul TAV, preferendo una maggior cura per il trasporto pubblico locale. Su mia specifica domanda su come ci si intenda organizzare in vista delle elezioni regionali (all’epoca mancavano anni, ora solo mesi) ha parlato di primarie e di unità di visione. Terminò parlando di Renzi, della FIOM e del rinnovamento.


Gabriele Sola parlando d’inquinamento ci ricordò che la classifica delle città più inquinate d’Europa vede Brescia al terzo posto, parlò poi del collocamento dell’IDV e di apertura al confronto.

Io, francamente, avrei voluto sentire temi regionali, magari riguardanti il rapporto su povertà ed esclusione sociale che ci dice che in Lombardia:
-dal 2008 al 2009 c’è stato un aumento vicino al 7% delle famiglie che non riescono a riscaldare la casa adeguatamente o non riescono a fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni!!
-nel corso del 2009 le 25 mense socio-assistenziali hanno erogato più di 1,5 milioni di pasti per una media di 4282 pasti al giorno

Altri elementi che aiutano a comporre il quadro della situazione:
-nella relazione della DIA la Lombardia risulta essere la seconda regione in Italia per numero di estorsioni, in aumento da 289 del 2010 a 336 (senza contare ovviamente i reati non denunciati) soprattutto ai danni di privati cittadini ma anche di commercianti ed imprenditori
-Sos Impresa stima che a Milano le vittime di usura mafiosa siano circa 5mila ma le denunce sono al massimo dieci all’anno mentre il governo Berlusconi ha ridotto il fondo antiracket da 12 a 2 milioni di euro!!

A fine ottobre, il colonnello Alfonso Di Vito, capo della Dia milanese, davanti alla Commissione antimafia europea in visita a Milano ha detto: “Non esiste un solo grande cantiere pubblico lombardo che non abbia problemi di criminalità”. 22 imprese son già state allontanate, imprese mafiose che, ricorrendo al lavoro in nero ed esportando i capitali all’estero, danneggiano le imprese e le persone oneste. L’europarlamentare Rita Borsellino: “Se prima la criminalità organizzata al Nord poteva essere considerata una presenza occasionale, oggi constatiamo quanto abbia permeato l’economia e una delle ragioni che han portato a questo livello di infiltrazione è la mancanza di tre strumenti: la legge sul falso in bilancio, sull’autoriciclaggio e la brevità delle prescrizioni”

Lombardia: sempre più imbrattata dal malaffare. I conti sono a posto? Anche quelli della ‘ndrangheta sono a posto! 
Questo fa parte dei quasi diciott’anni di Roberto Formigoni come governatore della Lombardia.
La fine sembrava già annunciata con l’inizio di questa legislatura che è avvenuta attraverso firme false per sostenere proprio la lista per Formigoni e continuata poi in “una sorta di Olimpiade della corruzione o comunque della malversazione e della cattiva politica” come precisa Giuseppe Civati.
Giorno fatidico è stato venerdì 26 ottobre quando il Consiglio regionale s’è riunito alle 7 con all’ordine del giorno le norme per le elezioni e precisamente l’abolizione del listino (per fortuna!), il fermo a 80 del numero di consiglieri regionali, il limite di due mandati consecutivi del Presidente (dopo addirittura quattro….era ora!) e il premio di maggioranza (purtroppo). Infine le dimissioni di 74 consiglieri.
Presidente e Giunta restano in carica sino alla proclamazione del nuovo eletto. Il Presidente dovrebbe convocare la Giunta per l’ordinaria amministrazione e per gli adempimenti urgenti, tra cui non dovrebbero quindi rientrare 189 delibere (in sole 48 ore) come il finanziamento di 2 milioni di € a Infrastrutture Lombarde (di cui Formigoni è presidente del Consiglio di sorveglianza), i 100mila € alla Ge.Fi. (società per azioni della Compagnia delle Opere attiva nei servizi della fieristica), i 48400 € al Matching (appuntamento di business) e via dicendo.

Formigoni ha spiegato che il suo candidato sarà Gabriele Albertini.
Il candidato della Lega Nord sarà Roberto Maroni.

Come riporre Fiducia in quelli che ci hanno trascinati in questa situazione?

Allora, per chiunque voglia una svolta nella Regione, tramite il Manifesto per la nuova Lombardia sono stati stabiliti dei principi per un patto civico e, in vista delle elezioni, sabato 15 dicembre si terranno delle primarie per scegliere il candidato presidente, non facendoselo imporre dall’alto. Seggi di riferimento (disponibili sul sito) aperti dalle 8 alle 20. Potranno votare i cittadini europei (dai 16 anni in su) residenti in Lombardia e gli extracomunitari con permesso di soggiorno. Servirà la tessera elettorale (o un documento d’identità) e 1 €.

I candidati sono:

-Alessandra Kustermann, 59 anni, milanese, direttrice alla clinica Mangiagalli di cui è la prima donna ad esser nominata primario ginecologico. Ha ricevuto la Medaglia d’oro dalla Provincia di Milano al soccorso nella violenza sessuale domestica, il Sigillo longobardo del Consiglio regionale della Lombardia e l’Ambrogino d’oro del comune di Milano

-Andrea di Stefano, 48 anni, giornalista (per Rainews 24, Repubblica, Fatto Quotidiano), direttore di Valori (mensile che si occupa di economia sociale, finanza etica e sostenibilità), presidente della Cooperativa editoriale Circom, membro della Commissione di Beneficenza della Fondazione Cariplo e del Comitato di Cervia Ambiente, ha costituito il primo osservatorio contro le ecomafie.

-Umberto Ambrosoli, 41 anni, milanese, cattolico, laureato in Giurisprudenza, avvocato penalista. È figlio di Giorgio, l’ “Eroe borghese” assassinato nel 1979, ed è stato nominato dalla Banca d’Italia in tre comitati di sorveglianza relativamente a società lombarde. È componente di organismi di vigilanza ed è nel consiglio d’amministrazione RCS; componente anche del Comitato antimafia istituito dal sindaco di Milano. Potrebbe davvero ben rappresentarci dalla Presidenza della Regione Lombardia.

Tre eccellenti candidati.
Personalmente, per le tematiche di cui si fa promotore, ho deciso di dare il mio appoggio ad Andrea di Stefano.
Sotto a chi tocca!!!