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mercoledì 23 gennaio 2013

La recita di Bolzano - Sándor Márai



Reduce dal gruppo di lettura di lunedì… eh? Non sapete cos’è un gruppo di lettura?? Ah, voi lo sapete ma non ne avete sentito parlare nelle vicinanze? Ma come?! Avevo fatto una campagna informativa!

Va beh, il gruppo di lettura è rivolto a chi ama leggere, ama parlare di ciò che ha letto ed ama condividere i pensieri suscitati da ciò che ha letto.
Ci riuniamo una sera al mese, attualmente presso la biblioteca di Brione. Più avanti, chissà, magari ci alterneremo con quella di Polaveno, se e quando sarà pronta.

Come si svolge?
Si sceglie un libro e si ha il tempo che separa una riunione dall’altra (circa un mese) per leggerlo e per liberamente avanzare proposte su future letture.
Ok, dopo quest’intro voglio parlarvi dell’ultimo libro di cui abbiamo parlato e che è stato letto a cavallo tra dicembre dell’anno scorso e il corrente mese di gennaio.
Si tratta de “La recita di Bolzano” dello scrittore Sándor Márai, romanzo scritto nel 1940.

La trama d’azione è proprio scarna perché consiste nella fuga di Giacomo Casanova dai Piombi di Venezia, il rifugio a Bolzano, dove avvengono diversi contatti con la gente del posto, con le persone che vengono da lontano per incontrarlo e con chi viene ritrovato, forse casualmente.

Varie cose mi han colpito del libro:

-la descrizione (già nel ’40!) di Bolzano come “città tanto <seria e virtuosa>, <ordinata e piena di buonsenso>

-la scrittura talvolta assillante ma a volte affascinante

-l’utilizzo di parole non certamente comuni nel lessico odierno come “tracotanza”, “alcove”, “truogolo”, “degenere”, “macilento” e non usate a caso vista l’affermazione “Nella vita dobbiamo usare le parole con la maggior precisione possibile, se vogliamo che abbiano un valore”

-l’amore inteso come una “grande magia” o descritto in vari modi come “Quella pienezza di vita che solo l’amore in quanto dono assoluto di sé può dare” oppure “Dietro ogni mal d’amore si ode sempre la vocina stridula dell’egoismo, che cercava di salvare quanto poteva e pretendeva tutto ciò che un essere umano può pretendere da un altro, possibilmente senza dover offrire in cambio nulla di autentico e sostanziale. L’egoismo, che comprava palazzi, carrozze e pietre preziose per offrirli all’amata e credeva di averle donato, insieme ai regali, anche quel misterioso valore senza il quale non possono esistere né affetti sinceri né la pace nei cuori”

-la visione relativa e sensibile: “Ogni cosa acquista peso in virtù del sentimento con cui osserviamo il mondo”

-le forzature che le etichette comportano in “Personaggi che hanno perso ogni libertà di movimento e sono diventati ostaggi del loro rango, del decoro esteriore che ammanta la loro figura e degli obblighi legati alla loro condizione”

-la voluta ambiguità descrittiva: “Le donne che si guadagnano da vivere contando sull’esistenza di altre donne più giovani e più inesperte di loro” o “Il colore delle cose eterne”

-metafore particolarmente suggestive come “Con la lentezza e la trepidazione con cui un viandante tormentato e illanguidito dalla sete si china, in un gesto di adorazione o di preghiera, sul getto d’acqua di una sorgente”

-una certa concezione della vita: “La vita non è fatta soltanto di regole, proibizioni e catene, ma anche di passioni”, “La vita, un giorno dopo l’altro, colma ciascuno di doni meravigliosi, sempre che non la si tema”

-per ultimo vi cito un pensiero che sposo in pieno, una sorte di dichiarazione d’intenti dopo un esame di coscienza “Non sono ancora sazio di vedere l’alba, non conosco ancora tutti i sentimenti e le emozioni degli esseri umani, non ho ancora irriso a sufficienza la presunzione di funzionari, dei superiori e delle autorità, non ho ancora zittito abbastanza spesso i preti, non mi sono ancora sbellicato abbastanza di fronte alla stupidità della gente, di fronte alla vanità, all’ambizione, alla lussuria e all’avarizia degli uomini, non mi sono ancora svegliato abbastanza spesso fra le braccia delle donne, tanto da conoscerle così come sono in realtà, tanto da apprendere sulla loro diversa realtà qualcosa che conti di più del segreto che nascondono sotto le sottane. Non ho ancora vissuto abbastanza”

A lunedì 15 aprile, ore 20:30, biblioteca di Brione!

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