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martedì 17 settembre 2013

Si naviga a vista

Si dice che anche questo governo parli di “crescita”.
Quello di cui bisognerebbe parlare è invece il “lavoro utile” !
Bisognerebbe parlare di che Italia si ha in mente non nei prossimi 5 anni ma almeno con un orizzonte di 25 anni!
Si parla così di grandi infrastrutture e ci si dimentica dei grandi problemi delle piccole infrastrutture.
Volete degli esempi?
Quante volte prendete il treno?
Quante volte trovate posto (decente) su un treno regionale?
Quante frane ci sono ogni anno?
Vi divertite a fare lo slalom per evitare le buche delle nostre strade provinciali e comunali?
Rattopparle o asfaltarle (decentemente) creerebbe un lavoro utilissimo! Un lavoro, cioè, che aumenterebbe il benessere della popolazione.

Ci sono imprese che vorrebbero crescere, vorrebbero ingrandirsi ma non trovano l'adeguata domanda dei loro prodotti. Quindi non assumono.

L'Italia ha un grande problema: non innova. L'offerta produttiva non riesce a stare al passo tecnologico della domanda.
La disoccupazione ne è una conseguenza.
Per innovare bisogna inventare e per inventare bisogna esplorare. Per esplorare bisogna investire.
Non mi sembra che i bilanci dell'istruzione e della ricerca siano andati in questa direzione.

Rispetto al PIL, dal 1990 al 2010, la spesa per l'istruzione è diminuita da 5,4% a 4,5%

In milioni di euro, dal 2000 al 2012, le risorse per l'istruzione sono rimaste invariate mentre la Francia ha aumentato di 10 milioni di euro (in perfetta media con l'Unione Europea), la Germania di 20 milioni di euro, il Regno Unito e la Spagna di 40 milioni di euro.

Nel 2007 l'istruzione era il 9,6% della spesa pubblica. Nel 2010 è stata dell'8,9%. In Francia è passata dall'11,2% al 10,7%; in Svizzera dal 16,5% al 17,6%. La media europea nel 2010 era del 10, 8%.

L'Italia spende meno, in percentuale, degli altri Paesi per l'istruzione ma l'Italia spende meno anche rispetto alla spesa totale dello Stato.
Negli ultimi anni?
Peggio!
In Italia nel 2010-2011 c'è stato un calo di budget tra l'1% ed il 5%; nel 2011-2012 il calo è stato di oltre il 5%

Spesa per l'istruzione è già un buon avvicinamento per poter analizzare la spesa pubblica ma spesa per l'istruzione è ancora troppo generale. Bisogna entrare nel dettaglio. Indaghiamo allora le tre voci principali: Capital expenditure comprende i costi di acquisto di materiali di durata pluriennale, di costruzione e ristrutturazione degli edifici; la seconda voce riguarda la manutenzione e l'annuale acquisto di materiale scolastico; la terza voce si chiama Human resources e, banalmente, ci troviamo gli stipendi del personale.
La spesa italiana in ognuna delle tre voci, nel 2011 e nel 2012, è stata diminuita.

È forse più comprensibile ora la connessione tra istruzione e lavoro?
In questo periodo fine vacanziero è troppo insistere sulla tutela dei “beni comuni”?
Cominciamo dal lavoro, con i diritti connessi.

Cosa succederebbe alle emissioni di CO2 se ogni abitazione fosse isolata e avesse pannelli solari sul tetto?
Quali effetti ci sarebbero nel settore energetico?
Cosa succederebbe al mercato immobiliare e al settore edilizio se si smettesse di costruire nuove case che restano vuote e si puntasse più che altro sulla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente?

Capite quindi che non basta la “crescita”, alla crescita serve una direzione.

L'attuale Commissario europeo per l'Ambiente, Janez Potočnik, ci viene in aiuto: “Si dice che occorre la crescita verde ma è sbagliato. Serve la crescita e basta, perché sarà verde o non sarà crescita. L'efficienza delle risorse è il punto focale, questo sarà il secolo delle risorse. Dal 1999 al 2011 il prezzo delle risorse, in media, è cresciuto del 300%, non possiamo continuare a portare avanti l'attuale modello di consumo occidentale; è impossibile. Il modello economico europeo utilizza moltissimo le risorse (dalle materie prime all'energia): basti pensare che il 18% delle spese in un'azienda tedesca è per i lavoratori e il 43% per le risorse. L'industria dovrà cambiare, passando da una produttività basata sul lavoro a una sulle risorse, mentre i politici dovranno dare gli indirizzi e gli incentivi giusti, anche i consumatori avranno il loro ruolo. Ad esempio, ognuno di noi ha un cellulare: sapevate che in 10 kg di cellulari c'è abbastanza oro per fare un anello? Siamo stupidi, dovremmo riciclare i materiali dei cellulari! 


Dobbiamo guardare e aver fiducia nei nostri giovani. 

È possibile conciliare ambiente e mercato ma è un processo lento che gli esseri umani perdono di vista perché, tendono a concentrarsi sui fenomeni di breve periodo. Io penso che saranno le pressioni esterne di questa stessa situazione ci spingeranno a conciliare ambiente e mercato. Se saremo abbastanza intelligenti lo faremo, seguendo le spinte che ci arrivano dalla pressione demografica e da quella sulle risorse, entrambe in crescita. Molti di quelli che parlano di crescita e ambiente vedendo un ostacolo, non vogliono vedere la realtà. Se non cambiamo, ci scontreremo contro un muro. Difendere l'indifendibile ci costerà salatissimo, e prima lo capiamo meglio è. Personalmente non conosco un politico o un imprenditore che promuova coloro che pensano a lungo termine; non fa parte delle nostre società, nel XXI secolo senza la riflessione a lungo termine non andremo lontano. Ogni transizione ha perdenti e vincenti ma se non ci addentriamo nella transizione, aumentiamo i perdenti e diminuiamo i vincenti. 

Non possiamo lasciare tutto al mercato. Facciamo un'analogia col calcio: chiediamo ad un calciatore quanto sia importante avere un buon arbitro e buone regole del gioco”