Ho pensato di scrivere al Centro
Sportivo Italiano perché quest'anno, dopo parecchio tempo, ho deciso
di tornare a calcare campionati meno competitivi (a causa di vari
impegni) come il calcio Open a 7 ma che comunque danno la possibilità
di coltivar la passione per questo stupendo sport di squadra e che,
insieme, combinino un importante obiettivo da me scelto come
l'educazione del bene comune.
Ci ho creduto ma questa fiducia
comincia a crollare.
Infatti, dopo un buon inizio di
campionato (con altrettante vittorie), in una partita da punteggio
più che tennistico (7-0 per noi), ho dovuto concludere il match
zoppicando a causa di una doppia e simultanea entrata fallosa sulla
caviglia destra.
Nel corso della stessa partita, un mio
compagno ha riportato un brutto infortunio ad una spalla a seguito di
un'altrettanta brutta spinta che l'ha fatto ruzzolare malamente e
scompostamente a terra.
La mattina successiva non riuscivo a
camminare.
Ci è voluto un po' di tempo per far
sgonfiare l'arto, per assorbire la botta, lenire il suo dolore e
soprattutto ritrovare la sicurezza nell'appoggio e nei vari movimenti
muscolari che una caviglia è chiamata a fare.
Ringrazio una fantastica
fisioterapista.
I risultati sportivi non brillano più
e rientro negli ultimi 10 minuti di una partita che non sembra aver
niente più da dire: stiamo perdendo 0-4.
Importante è però poter giocare e ci
stiamo avviando alla rimonta ma, sul risultato di 3-4, un gomito
avversario decide di rompermi il labbro destro.
“Normale scontro di gioco”
giustifica l'arbitro a seguito delle mie reiterate proteste grondanti
di sangue.
La partita del successivo rientro è
tesa ed equilibrata. Per cambiare i giocatori in campo bisogna essere
esperti di strategia o di chimica o di alchimia.
Mancano 5 minuti e siamo sotto di un
gol. Il mister si decide a farmi entrare.
Ho cinque minuti a disposizione,
trecento secondi!
Prendo palla, un dribbling e
l'avversario mi atterra entrandomi sulla caviglia sinistra.
Sono a terra dolorante ma non si può
perder tempo. Cerco quindi di rialzarmi stringendo i denti.
C'è una palla che vola in aria e mi
appresto a duellare per ottenerne il possesso, senonché il mio
rivale decida di rifilarmi una gomitata in testa.
Vedo le stelle.
Andiamo avanti.
Altro pallone, altro dribbling ma
questa volta i tacchetti avversari urtano troppo violentemente e
nuovamente sulla caviglia sinistra che in quel momento mi serviva da
appoggio. Rialzarsi non è semplice stavolta.
In mezzo a questi 5 minuti siamo
riusciti a pareggiare. A che prezzo però?
Rivolgo quindi tre appelli:
-il primo agli arbitri perché in veste
di ambasciatori del fair play si impegnino per far sì che le
sanzioni siano correlate alla gravità dell'intervento e per far sì
che ci si pensi più volte prima di farne di così violenti
-il secondo ai giocatori perché ho
visto sul sito internet del CSI che tra le varie discipline kick
boxing non c'è ma ci sono le arti marziali. Scelgano insomma lo
sport per loro più adeguato
-il terzo agli educatori affinché
siano coerenti con la loro formazione e predichino il rispetto per
gli avversari, non il loro abbattimento
Grazie dell'attenzione.
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