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Questo è un “blog” ed è un mezzo per esprimere creatività in modo libero.

Qui vorrei far conoscere in completa autonomia i miei pensieri, i miei desideri, le mie idee, le mie esperienze, le mie riflessioni, i miei momenti, le mie storie, i miei sentimenti, i miei disagi, le mie opinioni, le mie proteste le mie considerazioni. Vorrei pure condividere notizie ed informazioni.

Il blog è uno strumento che permette ai lettori di scrivere commenti esprimendo collettivamente libere opinioni esponendo così i problemi e, entrando in collaborazione, dar voce alle soluzioni.

Accanto a ciò che si racconta ha un'importanza vitale come lo si racconta, quindi esigo “l'indipendenza per poter approvare ciò che c'è di buono e criticare ciò che c'è di male”


venerdì 31 maggio 2013

Ogni scelta ha un effetto sulla nostra vita

Tempo fa una mia amica mi diceva come fosse difficile scegliere tra tante alternative al punto da arrivare a preferire una scelta unica, obbligata.
Io son sempre stato contrario alla mancanza di opzioni e mi son chiesto cos'è che ci può disorientare in queste occasioni.

Come prima cosa è indubbio che senza criteri chiari andiamo in confusione.

La scelta perfetta. Ricordo che un professore ci fece un esempio simile a questo: siamo medici e abbiamo delle informazioni sullo stato del paziente. Che facciamo? Agiamo subito o lo sottoponiamo ad altri esami? Se nel frattempo lo “perdiamo” ?
Non scegliere è una scelta, a volte dettata dalla paura di sbagliare, dalla ricerca della perfezione, dalla mancanza di informazioni...

La dicotomia razionalità (emisfero sinistro del cervello) ed emotività (emisfero destro). Quale ha il predominio?

Può accadere che decidere solo in base a ragionamenti razionali può portare a scelte illogiche. 
L'istinto è la parte integrante di noi che sfugge alla ragione ma anche decidere solo attraverso di questo può essere controproducente.
Quindi proviamo ad usare entrambi gli emisferi del cervello, uno a supporto dell'altro, visto che ce li abbiamo a disposizione..

Tutto questo per dire che le scelte, importanti o meno, cambiano il corso della nostra vita. Anche quelle piccole, quotidiane, quasi automatiche, abitudinarie. Anzi, forse son proprio queste che andrebbero riviste con maggior consapevolezza. 
È necessario fermarsi, riguardare i passi fatti e cercare di correggere quelli sulla strada errata, sempre che non siano irreversibili..
Riconsiderando ciò, però, cerchiamo di non andare in paranoia! Verifichiamo lo sbaglio e mettiamo in azione il passo corretto. Il rischio altrimenti è quello di non decidere, di rimandare la scelta ritornando quindi a dover riconsiderare, chiudendoci sostanzialmente in un limbo. Il rischio opposto, invece, è determinato dalla fretta di decidere, la quale non ci fa riuscire a sopportare questa fase ed ci fa optare per la prima scelta possibile. Potrebbe essere nuovamente un passo sulla strada sbagliata.


Veniamo al dunque: come si fa a prendere la decisione giusta?
Da buon economista, la risposta è: “dipende”

Una condizione necessaria è data dalla serenità.
Qual era infatti il vostro stato emotivo l'ultima volta che avete preso una buona decisione?
Cerchiamo quindi di rilassarci e di ritrovare il nostro equilibrio, la nostra lucidità, la nostra armonia, la nostra ispirazione.
Sicuramente scrivere quello che sentiamo aiuta, rileggendo poi con distacco, a stabilire quali sono le cose più essenziali.

Volete una conferma?

Basta provare!

Dai!

Proviamo a dar consistenza ai nostri pensieri e vedremo se è tutto ok o dobbiamo aggiustare il tiro.

La scelta buona è come una ciliegia: una tira l'altra!
Il senso ovviamente sta nel ripetuto tentativo di ricerca che ci porta ad uno stato sentimentale abbastanza stabile per poter prenderci responsabilità nella nostra vita. Spetta a noi infatti la decisione tra lasciarci vivere dalle circostanze e vivere intensamente.

Proprio due anni fa siamo stati chiamati a decidere tra il gestire ed il lasciarci gestire, tra il servizio ed il profitto, tra l'innovazione e la mangeria, tra l'uguaglianza e l'ingiustizia.
Ce l'abbiamo a fatta a scegliere la prima categoria, la maggioranza degli Italiani ce l'ha fatta!
Nonostante il poco interesse dei mass-media ad un evento così grande o il tentativo da parte di persone delle “Istituzioni” a non decidere o ad impedirci di decidere.


È stata una scelta basata su dati a dir poco allarmanti, dati che hanno allarmato le nostre sensazioni, dati che ci han permesso di usare entrambi gli emisferi del cervello.

Rivendico ancora oggi quella scelta e chiedo umilmente ai nostri rappresentanti delle Istituzioni (anche locali) di rispettarla; se si vuole aprire un confronto si portino però dei numeri, stop alle illazioni.

Ripartiamo da qui.

venerdì 24 maggio 2013

2013: Anno Europeo dell’Aria



La CCAC (Climate and Clean Air Coalition to Reduce Short-Lived Climate Pollutants) fa parte del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e mira sostanzialmente a ridurre gli inquinanti climatici di breve durata per la protezione della salute umana. 
Da dove provengono questi inquinanti climatici a vita breve? 
Dai motori diesel, dalle emissioni di stufe di cattiva qualità, dalla combustione del petrolio e del gas naturale, dalle emissioni dei rifiuti…
La CCAC ha organizzato un incontro a Parigi in cui l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha chiesto “l’adozione rapida di un piano di azione mondiale per combattere uno dei più gravi pericoli per la salute umana”
Secondo Marìa Neira, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica e dell’Ambiente dell’OMS, le stime mostrano che 3,5 milioni di persone muoiono prematuramente ogni anno a causa dell’inquinamento dell’aria nelle abitazioni e 3,3 milioni di persone per l’inquinamento dell’aria esterna.

Nel rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente agli ultimi posti per la qualità dell’aria c’è l’Italia.

Dati del 2005 del Programma CAFE (Clean Air for Europe) dicevano che circa 310mila europei muoiono prematuramente (9 mesi) ogni anno per conseguenze dovute all’inquinamento atmosferico. Nella classifica dei decessi da smog la faceva da padrona la Germania con 65mila l’anno, seguita a distanza dall’Italia (39mila), Francia (36mila) e Regno Unito (32mila). Cause principale le polveri sottili emesse da auto, ciclomotori, industrie e riscaldamento domestico.

Dati del 2008 dicevano che nelle prime 30 città europee con l’aria peggiore ben 17 erano italiane. Dopo la città bulgara di Plovdiv c’erano Torino, Brescia e Milano.

Rinenergy è un’associazione senza scopo di lucro che si occupa di informazione riguardo all’agricoltura biologica, la salvaguardia delle riserve energetiche, l’economia del recupero, la progettazione ecologica dei prodotti… Negli scorsi anni organizzava convegni internazionali e in quello del 2010, svoltosi a Milano, è stata resa nota la ricerca del CCR (Centro Comune di Ricerca) secondo la quale per la minor qualità dell’aria un lombardo può vivere fino a 18 mesi in meno rispetto ai cittadini di altre Regioni tenendo presente anche i circa 30 ricoveri al giorno per patologie legate ad asma e problemi respiratori dovuti allo smog.
Hans Jorg Schwander, direttore della Innovation Academy, ha parlato di “situazione criminale” e all’epoca le proposte erano la riduzione dell’uso dell’auto migliorando il servizio di trasporto pubblico, il minor uso di gasolio e maggior attenzione alle fonti rinnovabili.

Veniamo ai giorni d’oggi.

Il 56% degli Europei pensa che la qualità dell’aria respirata nell’ultimo decennio sia andata peggiorando. Percezione condivisa dall’81% degli Italiani che crede anche che servano nuove misure per contrastare il fenomeno e soprattutto maggior responsabilità ed impegno da parte delle amministrazioni pubbliche.

La Lombardia è undicesima nella classifica delle Regioni verdi. Dal 1995 le soglie di inquinamento superano abbondantemente i limiti previsti dall’Unione Europea (una singola città può superare di 50 microgrammi/metro cubo le concentrazioni inquinanti al massimo per 35 giorni l’anno). Oltre 2000 siti contaminati di cui 800 ancora in fase di bonifica.

Legambiente ha redatto il dossier “Mal’aria” basandosi sui dati disponibili sui siti delle Regioni, Arpa e Province.

95 città monitorate riguardo al PM10 (polveri sottili). Il 55% è fuori norma e in generale è l’area della Pianura padana a confermarsi critica con 18 città tra le prime 20. La centralina posizionato al Villaggio Sereno ha decretato Brescia come la sesta peggior città italiana.

42 città monitorate riguardo al PM2,5 (frazione più leggera e pericolosa delle polveri). Il 52% è fuori norma e i peggiori posti per Torino, Padova, Lecco, Milano e Brescia (quarta peggiore, sempre con al centralina posizionata al Villaggio Sereno che a sto punto mica tanto “sereno” dev’essere…).

83 città monitorate riguardo al Biossido di Azoto (NO2, tossico per l’uomo). Il 29% è fuori norma e Brescia occupa l’ottava peggior posizione.

78 città monitorate riguardo all’Ozono troposferico (O3, dannosa per l’uomo). Il 56% è fuori norma e Brescia, anche qui, occupa l’ottava peggior posizione.

Le principali fonti di emissione si trovano nei processi industriali, nella produzione di energia, nel traffico e riscaldamento cittadino.

Secondo Legambiente servono “interventi immediati per città più vivibili, moderne e sicure”
Servono quindi politiche di diffusione di fonti rinnovabili, di efficienza energetica degli edifici, di mobilità incentrata sul trasporto pubblico locale e ferroviario.
Per la mobilità, viste le 64 auto ogni 100 abitanti che rendono l’Italia il Paese europeo con più densità di automobili, utilizziamo o siamo costretti ad utilizzare largamente la vettura privata grazie anche ai tagli al trasporto pubblico a cui si potrebbe ovviare dirottando i 400 milioni di euro annuali dall’autotrasporto verso il ferro e la mobilità collettiva. Un altro provvedimento che permetterebbe un miglioramento della situazione potrebbe essere la progettazione di un piano di rete ciclabile.

Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente: “Quello che serve, ancor prima dei singoli provvedimenti, è una capacità politica di pensare e di immaginare un modo nuovo di usare il territorio, un altro tipo di mobilità a basso tasso di motorizzazione e con alti livelli di efficienza e soddisfazione, spazi pubblici più sicuri, più silenziosi, più salutari, più efficienti, dove si creino le condizioni per favorire le relazioni sociali, il senso di quartiere, della comunità”

Quello che alle volte sfugge è che un miglioramento dell’ambiente oggi permette anche un risparmio futuro nelle cure delle malattie legate appunto all’inquinamento.

Quindi cos’è che interrompe questo volere comune?

Ci dà una mano a capire BankTrack: un insieme di 38 organizzazioni non governative che dal 2003 ricerca connessioni tra banche private ed i progetti che comportano rischi per la società. Nel 2011 l’italiana Unicredit risultava tra le prime quindici banche in questa classifica per i 5,2 miliardi di euro elargiti ad imprese inquinanti, miliardi che se fossero stati elargiti ad industrie dell’energia pulita avrebbero potuto risolvere parte dei nostri problemi ambientali.

giovedì 23 maggio 2013

FIRMA IL TUO DIRITTO DI SAPERE!



Iniziativa Europea per il Pluralismo dei media.

I cittadini europei per la libertà d’informazione e di stampa.

Copio qui sotto parte del testo:

“Chiediamo all’Europa, grazie all’Iniziativa dei Cittadini Europei (nuovo strumento di democrazia diretta previsto dal Trattato di Lisbona), di salvaguardare con norme comuni e vincolanti il diritto ad un’informazione indipendente e pluralista, come sancito dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.

L’Italia per troppo tempo è stata un esempio negativo con un servizio pubblico radiotelevisivo assoggettato alla politica oltre alla commistione del potere economico consentita per legge, legittimando così un conflitto d’interesse senza pari. Purtroppo abbiamo fatto scuola: il peggioramento della normativa del nostro Paese è stato seguito da mosse restrittive anche in altri come l’Ungheria, la Bulgaria e la Romania. Anche in un Paese con un sistema mediatico maturo come la Gran Bretagna le inchieste in corso sul gruppo Murdoch stanno dimostrando come è la democrazia a soffrire in situazioni di concentrazione eccessiva dei media.

L’Iniziativa dei Cittadini Europei per il Pluralismo e la Libertà dei Media raccoglie oltre cento tra associazioni e organizzazioni della società civile in tutta Europa, gode anche del sostegno di numerose testate giornalistiche, di personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, della politica e delle università.
 

La nostra ambizione è quella di mobilitare i cittadini per rivendicare l’impegno delle Istituzioni europee a sostegno dei diritti civili e delle libertà fondamentali, anche quando gli Stati li trascurano, come sempre più sta avvenendo.

Chiediamo, in particolare:
1)      Una legislazione efficace per evitare la concentrazione della proprietà dei media e della pubblicità;
2)      Una garanzia di indipendenza degli organi di controllo rispetto al potere politico;
3)      La definizione del conflitto di interessi per evitare che i magnati dei mezzi di informazione occupino alte cariche politiche;
4)      Sistemi di monitoraggio europei più chiari per verificare con regolarità lo stato di salute e l’indipendenza dei media negli Stati Membri.

Per questo abbiamo bisogno di raggiungere un milione di firme: un numero che permetterà all’Iniziativa e a tutti i cittadini che partecipano alla campagna di aprire un nuovo processo legislativo a livello europeo. Firmare è semplice e può essere fatto anche online.
Unisciti a noi per difendere i tuoi diritti, firma oggi stesso online!”

Io ho firmato.

Tu?