L’Ispra
(Istituto Superiore Per la Ricerca e la protezione Ambientale) mostra
dati preoccupanti nel “Rapporto nazionale pesticidi nelle acque
2013”
Contaminato il 55,1 % (più della
metà!) delle acque superficiali (fiumi, laghi e paludi) e il 28,2 %
di quelle sotterranee.
I dati riguardano 1297 campionamenti nel 2010
per le acque superficiali e 2314 campionamenti nelle acque
sotterranee e superano i livelli massimi consentiti per le acque
potabili nel 34,4 % delle acque superficiali e nel 12,3 % di quelle
sotterranee.
Secondo i dati Istat, la nostra
agricoltura detiene il record europeo di quantità d’impiego di
fitosanitari: 5,6 kg per ettaro con 350 sostanze tossiche diverse e
con 140mila tonnellate all’anno che, da sole, sono il 33 % del
totale usato in tutta l’Unione europea.
Le sostanze pericolose
trovate nelle acque (sia superficiali che sotterranee) sono
aumentate: nel biennio erano 118 mente nel 2010 sono 166 tipologie.
Nelle acque superficiali le sostanze maggiormente rilevate sono: azossistrobina, Glifosate,
MCPA, metolachlor, terbutilazina-desetil e terbuthylazine.
Nelle
acque sotterranee troviamo sostanze fuori commercio da anni come le
triazine atrazina e simazina.
In Italia c’è ancora il
terbuthylazine mentre in Francia, già da prima del 2005, sono state
revocate tutte le triazine.
Vengono trovati anche i
biocidi: pesticidi per uso non agricolo (includono antincrostanti per
le imbarcazioni, preservanti del legno, disinfettanti ed insetticidi
domestici) trovati in attività agricole.
Con monitoraggi comunicati dalle
Regioni e dalle Agenzie regionali e provinciali (tranne Liguria e
Calabria mentre con pochi dati da Basilicata, Campania, Lazio, Molise
e Sardegna) scopriamo che la contaminazione più diffusa è nella
pianura padano-veneta ma è significativa anche al centro-sud.
“Pesticidi nel Piatto” è invece il
rapporto annuale di Legambiente sui residui di fitofarmaci nei
prodotti ortofrutticoli commercializzati in Italia elaborato sulla
base dei dati forniti da Arpa, Asl e Uffici regionali competenti.
Nel 2012 ortofrutta e vino venivano
regolarmente contaminati: fino a 9 sostanze diverse nell’uva, 8 nel
vino, 6 nelle mele e 5 nelle arance.
Le 8 e le 9 diverse sostanze chimiche
sono state rilevate dall’attento laboratorio della Provincia di
Bolzano in 2 campioni di vino (nel 60% dei casi il vino contiene
comunque del multi residuo) e in 3 campioni d’uva. La mela è
contaminata da più residui nel 65% dei casi.
Dalle analisi realizzate dai laboratori
del Friuli Venezia Giulia il 96% del vino e l’83,3% delle mele
risulta contaminato da multi residuo.
Dai laboratori del Piemonte sono stati
rintracciati 6 residui chimici nelle fragole, 5 nelle arance e 4 nei
finocchi.
I laboratori dell’Emilia Romagna han
condotto analisi su tantissimi prodotti (senza però fornire la
provenienza) riscontrando più di 5 sostanze diverse nelle albicocche
e nelle ciliegie.
Dalle analisi condotte dal Veneto
vengono evidenziate sostanze chimiche fuorilegge perché non più
autorizzate nelle fragole, nei pisellini primavera e nell’insalata.
Dai laboratori della Calabria sono
state riscontrate sostanze chimiche per limiti superiori al
consentito in un campione di peperoncino ed in uno di pesche.
Abruzzo e Molise non hanno saputo o
voluto fornire dati utili all’indagine.
Sono stabili i contaminati da un solo
residuo (18,3%) mentre calano i campioni contaminati da più residui
contemporaneamente (17,1% dal 18,5 del 2011)
La sostanza maggiormente rinvenuta è
il clorpirifos: insetticida interferente endocrino con spiccata
attività neurotossica.
L’ex senatore Francesco Ferrante
aveva proposto un disegno di legge per un Piano d’azione nazionale
per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari comprendente
riferimenti al multi residuo ma…non è stato ricandidato!