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lunedì 7 aprile 2014

Amartya Sen - prima parte

Amartya Kumar Sen è un economista indiano nato nel Bengala Occidentale il 3 novembre 1933 ed è professore alla prestigiosa Università di Harvard.
La sua famiglia originaria è di Dacca (ora capitale del Bangladesh) e la casa ancestrale di Amartya (in Wari, nella "vecchia Dhaka", non lontano dal campus universitario di Ramna) si trovava nel campus universitario di Visva – Bharati (fondato da Rabindranath Tagore) dove il nonno materno Kshiti Mohan Sen insegnava Sanscrito e Cultura indiana antica e medioevale. Amartya arriverà a scrivere che “sembra di aver vissuto tutta la vita in un campus”
Il padre Ashutosh ha insegnato Chimica all'Università di Dacca. 
 
Amartya, dai 3 ai 6 anni, ha vissuto a Mandalay in Birmania a causa del lavoro del padre.
Ha studiato alla St. Gregory's School, poi alla scuola di Tagore.
Ne scriverà molto bene della scuola di Tagore precisando l'accento aperto alla diversità culturale nel mondo e posto sulla promozione verso la curiosità piuttosto che sull'eccellenza competitiva. 

Dai 3 ai 17 anni si è interessato al sanscrito, alla matematica e alla fisica prima di affascinarsi stabilmente all'economia. 

Rabindranath Tagore: “Qualunque cosa noi capiamo e godiamo dei prodotti umani diviene istantaneamente nostro, ovunque essi possano avere la loro origine... Fammi sentire con gioia pura che tutte le grandi glorie degli uomini sono mie”

Amartya ricorda che un pomeriggio a Dacca un uomo attraversò il cancello urlando pietosamente e sanguinando. La persona ferita era Kader Mia, era stato accoltellato alla schiena ed era un lavoratore giornaliero musulmano che era venuto per un piccolo lavoro in una casa vicina. Era stato accoltellato in strada da alcuni teppisti comunali della zona, in gran parte indù. Mentre veniva portato in ospedale dal padre di Amartya, continuò a dire che la moglie gli aveva detto di non andare in una zona ostile durante i disordini comunali. Doveva uscire in cerca di lavoro e di guadagno perché la sua famiglia non aveva nulla da mangiare. La non libertà economica si rivelò essere la morte, avvenuta in seguito in ospedale. 
L'esperienza fu devastante per Amartya e improvvisamente lo rese consapevole dei pericoli delle identità strettamente definite, nonché delle divisioni che possono trovarsi sepolta nelle politiche comunitarie. 

Lo ha anche avvertito del fatto notevole che la non libertà economica, in forma di povertà estrema, può rendere una persona indifesa in preda alla violazione di altri tipi di libertà: Kader Mia non avrebbe avuto bisogno di giungere in una zona ostile in cerca di reddito in quei tempi difficili, se la sua famiglia ci fosse riuscita senza quel reddito.

Amartya studiò poi al Presidency College di Calcutta dal 1951 al 1953 e venne particolarmente influenzato dall'insegnamento di Bhabatosh Datta, Tapas Majumdar e Dhiresh Bhattacharya. Ricorda meravigliosi compagni di classe come Sukhamoy Chakravarty, Mrinal Datta Chaudhuri, Jati Sengupta, Barun De, Partha Gupta, Benoy Chaudhuri e Sushobhan Sarkar.

Il suo orizzonte intellettuale si amplia radicalmente. La comunità studentesca del Presidency College era anche politicamente la più attiva. Amartya non ha potuto sviluppare abbastanza entusiasmo per aderire ad un qualsiasi partito politico ma la qualità, la simpatia e l'impegno egualitario della "sinistra" gli piacevano molto. Il tipo di pensiero rudimentale che l'aveva coinvolto lo portò alla gestione di scuole serali per i bambini analfabeti delle zone rurali dei villaggi vicini e al disperato bisogno di ampliamento politico-sistematico e d'allargamento sociale. 

Nemmeno un collegio d'élite poté rimuovergli dalla memoria la carestia del Bengala del 1943 e, nonostante l'alta qualità morale ed etica della commiserazione sociale, della dedizione politica e del profondo impegno per l'equità, c'era qualcosa di piuttosto inquietante nella politica di sinistra di quel tempo: in particolare, il suo scetticismo del pensiero politico orientato al processo, comprese le procedure democratiche che consentono il pluralismo. Le principali istituzioni della democrazia non hanno ottenuto più credito di quello che potrebbe essere riposto fuori da quella che è vista come "democrazia borghese", sulle cui carenze i critici erano più accesi. Il potere del denaro in molte pratiche democratiche è stato giustamente identificato ma le alternative - tra cui i terribili abusi dei politici non oppositori - non hanno ricevuto un serio esame critico. 

C'era anche una tendenza di vedere la tolleranza politica come una sorta di "debolezza della volontà " che può deviare leaders ben intenzionati a promuovere " il bene sociale ", senza alcun impedimento. Data la sua convinzione politica sul ruolo costruttivo dell'opposizione ed il suo impegno per la tolleranza generale e per il pluralismo, c'erano un po' di dilemmi da affrontare nel coordinamento di queste credenze con la forma di attivismo di sinistra che caratterizzava la politica studentesca a Calcutta. Quello che era in gioco nella tolleranza politica, gli sembrò, non eran solo gli argomenti della politica liberale che erano così chiaramente emersi nell'Europa e nell'America post-illuminista ma anche i valori tradizionali di tolleranza della pluralità che erano stati difesi nel corso dei secoli in molte differenti culture - non da ultime in India.

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