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sabato 10 gennaio 2015

La non certo brillante storia del pesante volo di Alitalia – seconda parte



Il 21 dicembre 2007 Alitalia individua Air France-KLM come interlocutore per avviare una trattativa in esclusiva. La scelta è poi avallata anche dalla Stato italiano.

Nel 2007 Alitalia ha 20mila dipendenti, ha trasportato più di 24 milioni di passeggeri, ha un profitto di 494,65 milioni di euro ed un risultato di esercizio di 310,38 milioni.
A gennaio 2008 il capitale azionario della compagnia è così suddiviso: 49,90% al Ministero dell’Economia e delle Finanze; 2,37% al TT International e il 47,73% al flottante della Borsa italiana. Detiene il 100% di Alitalia Express, del Gruppo Volare, di Aviofin e di Sisam; il 51% di Alitalia Servizi; il 40% di Alicos; il 20% di Italiatour; il 6% di Alinsurance (indirettamente l’88%); il 40% indiretto di Verona Cargo e il 25% indiretto di SASCO.
Il Gruppo Alitalia chiude il 2007 con 4,8 miliardi di euro di ricavo operativo; un EBIT negativo per 310,38 milioni ed un indebitamento finanziario netto di 1,16 miliardi.
Secondo il report annuale della rivista specializzata Air Transport World, Alitalia per l’anno 2007 oscilla tra il 23° e il 25° posizionamento a livello mondiale.

A marzo 2008 Alitalia ha una flotta di 172 aerei.

Il 15 marzo 2008 Alitalia accetta l’offerta vincolante di Air France-KLM. L’offerta prevede: scambio del 100% delle azioni Alitalia con permuta di 160 azioni Alitalia per ogni azione Air France-KLM con OPA sul 100% delle obbligazioni convertibili Alitalia. L’offerta vale 1,7 miliardi di euro: ricapitalizzazione di 1 miliardo; 138,5 milioni per le azioni Alitalia (valutate singolarmente 0,099€) e 608 milioni per le obbligazioni convertibili. L’accordo di massima prevede 2100 esuberi e la riduzione della flotta a 149 aerei. L’offerta è vincolante e prevede condizioni da risolvere entro il 31 marzo 2008 tra cui l’accordo con i sindacati e l’impegno scritto del Governo a mantenere il portafoglio dei diritti di traffico di Alitalia. Alitalia resterà autonoma, resterà italiana, resterà col proprio marchio, logo e livrea. Lo Stato italiano avrà l’1,4% del capitale di Air France-KLM.

È così che a fine marzo Alitalia diventa uno dei principali temi dell’infuocata campagna elettorale per le elezioni politiche. Sergio Romano sul Corriere della Sera del 23 marzo fa notare che una questione così grave richiederebbe di essere trattata con una serietà che è difficile ottenere da forze politiche impegnate a sgambettarsi in una campagna elettorale, nonostante Romano Prodi, Presidente del Consiglio dei Ministri uscente, scelga di non toccare l’argomento.
Berlusconi propone la cordata italiana rappresentata da Antonio Baldassarre per mettere in difficoltà gli avversari.
La Sinistra Arcobaleno picchia sul grande Partito Democratico che è suo diretto concorrente a sinistra, critica Berlusconi per il mancato salvataggio negli anni del suo Governo e critica nel merito la proposta di Air France-KLM.
Casini è concorrente del Popolo della Libertà e polemizza con Berlusconi schierandosi col Partito Democratico.

Più interessante sarebbe capire se credono che senza la vendita ad un compratore credibile si possa evitare il fallimento dell’azienda o se credono che i giochi del passato possano essere riproposti all’infinito.

Il 2 aprile 2008 il Presidente Maurizio Prato si dimette a causa del mancato accordo con i sindacati. Berlusconi rifiuta, in caso di una sua elezione a Presidente del Consiglio dei Ministri, di garantire l’impegno del Governo.
Le condizioni preliminari chieste da Air France-KLM non vengono così soddisfatte e il 21 aprile il Presidente Jean-Cyril Spinetta annuncia il ritiro dell’offerta d’acquisto.
Il mattino successivo, alla ripresa delle contrattazioni in Piazza Affari, il titolo della compagnia di bandiera subisce una pioggia di vendite fino a far segnare un calo teorico dell’11,29% a 0,55€. A Parigi, invece, l’andamento di Air France-KLM fa segnare un rialzo del 2,3%.
Il Partito Democratico diffonde un comunicato che inizia così: “Come avevamo previsto, dichiarazioni avventare e comportamenti non responsabili hanno fatto naufragare la trattativa con Air France, mettendo a repentaglio il destino di Alitalia e di decine di migliaia di lavoratori”
Più diretto il Ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa: “La soluzione francese è stata fatta tramontare da Berlusconi”


Il 22 aprile 2008, il Consiglio dei Ministri, su richiesta di Berlusconi, adotta un decreto legge che concede un prestito ponte ad Alitalia di 300 milioni di euro da restituire entro il 31 dicembre. Il prestito è erogato a tassi di mercato, è necessario “evitare l’interruzione della continuità territoriale e problemi di ordine pubblico”. Dovrebbe garantire la continuità aziendale per le prossime settimane per avere il tempo di strutturare eventuali soluzioni alternative.
L’iniziativa è contestata dalla Commissione Europea perché ravvisa illeciti aiuti di Stato. Il caso è seguito da Antonio Tajani, neocommissario europeo per i Trasporti. Dichiara il direttore generale ai Trasporti Michele Cercone: “Abbiamo dubbi sulla natura delle misure e vogliamo avere dettagli”
Il titolo in Borsa sale del 3,54% a 0,57€.

Maggio 2008: cambia il Governo. Berlusconi: “Ora di Alitalia me ne occupo io”

Il 21 maggio il Governo Berlusconi IV converte il prestito ponte in patrimonio netto per la società.
I contribuenti italiani possono dare ufficialmente addio ai 5 euro a testa che sono stati costretti a “prestare” all’Alitalia il 5 maggio. Il cosiddetto prestito statale da 300 milioni di euro verrà utilizzato per coprire le perdite della compagnia e per reintegrare il patrimonio netto.
Di fatto, è come se il Governo avesse anticipato una ricapitalizzazione con fondi statali trasformando in capitale un prestito. Un passaggio ardito dal punto di vista legale.

Nel primo trimestre 2008 la perdita di Alitalia prima delle tasse è di 215 milioni di euro (62 milioni in più dell’esercizio precedente). Il patrimonio netto al 31 marzo è di circa 360 milioni (erano 573 milioni a fine 2007)

L’aviolinea non ha copertura assicurativa contro il caro-petrolio e, con una flotta di 172 aerei, è già in situazione di bancarotta.
L’offerta di Air France-KLM prevedeva una ricapitalizzazione di 1 miliardo di euro entro giugno. Quei soldi ora farebbero comodo per tenere in vita Alitalia che brucia liquidità al ritmo di 1 milione al giorno.

Il Governo dà mandato, fino a metà agosto, all’Istituto di credito Intesa-Sanpaolo di trovare un acquirente. Secondo la stampa, il progetto allo studio della banca prevedrebbe il ricorso al commissariamento (secondo la modifica alla Legge Marzano che pare proprio riveduta appositamente per il caso Alitalia) e la successiva fusione con Air One con 3250 esuberi.
Il CdA chiede la dichiarazione d’insolvenza al Tribunale di Roma. La compagnia passa in amministrazione straordinaria e il 29 agosto 2008 il Governo nomina Augusto Fantozzi come commissario straordinario della compagnia.

Questo è il risultato ufficiale del 2007 dell’Alitalia: la perdita, già accertata in 364 milioni di euro prima delle tasse, sale ad un passivo netto di 495 milioni (inferiore ai 626 milioni del 2006), la perdita operativa è stata di 310 milioni (inferiore ai 466,5 milioni del 2006), i ricavi del traffico sono 4354 milioni, i costi per il personale sono saliti da 739 a 852 milioni, il patrimonio netto consolidato al 31 dicembre scorso era di 381 milioni.

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